Io e la mia mania di recuperare gli oggetti, tenermeli e, alla fine, non farmene proprio niente! E' un virus, una malformazione genetica: non me ne libererò mai (appunto)!
Anni fa è toccato a una congas tristemente abbandonata accanto al cassonetto dell'immondizia. Era lì che urlava "Prendetemi! Mi hanno lasciata qui perché qualcuno mi notasse". Infatti sono passata io, poco prima di uno sfortunato percussionista che avrebbe saputo cosa farsene. Era in perfette condizioni: le mancavano i piedini, impolverata, attacchi arrugginiti e un bel buco sulla pelle, abbastanza grande da farci passare comodamente una bic. Nella mia testa i pensieri erano, nell'ordine: chiedere a qualcuno che ne sapesse un po' di percussioni che mi consigliasse qualcuno di onesto e bravo che riparasse il mio tesoro rinvenuto; cercare un corso di percussioni dal prezzo più che abbordabile, magari neppure troppo lontano da casa (al tempo abitavo a San Mauro Torinese). Non ero ancora arrivata alla fantasia di girare il mondo con la mia congas rimessa a nuovo, ma già mi immaginavo al saggio di fine anno del corso. Di tutti i miei progetti ottimistici, nessuno è stato portato a termine. In compenso, la congas ha occupato il suo considerevole spazio nella mia stanza a casa dei miei, mi ha aspettata quasi un anno mentre ero in Francia, ha rischiato di subire un trasloco in Barriera di Milano e, infine, grazie alla pazienza esausta dei miei genitori, che non la volevano più tra i piedi, si è trasferita con me a Torino, in quella che ora è Casa Arcobaleno. Quando è arrivata a casa, era solo un po' più anzianotta di quando l'avevo trovata, ma ancora in buone condizioni. E così è rimasta ancora per due anni abbondanti nel suo angolino della veranda, a fare la sua parte di (inutile) elemento d'arredo. Finché, un giorno, su Radio2 parlano di un gruppo Facebook che mi illumina la giornata: Te lo regalo se vieni a prenderlo. Io capisco "io me ne libero e tu te lo vieni a prendere". Un concetto che permette la doppia interpretazione e che ho immediatamente adorato. Le tempistiche di pensiero-azione sono state molto più rapide rispetto alla volta precedente. e così ho fatto felici due persone: io non ho buttato via un oggetto ancora riparabile, ma di difficile smaltimento; un'altra persona ha avuto gratis quello che stava cercando. Viva la decrescita felice!
Anni fa è toccato a una congas tristemente abbandonata accanto al cassonetto dell'immondizia. Era lì che urlava "Prendetemi! Mi hanno lasciata qui perché qualcuno mi notasse". Infatti sono passata io, poco prima di uno sfortunato percussionista che avrebbe saputo cosa farsene. Era in perfette condizioni: le mancavano i piedini, impolverata, attacchi arrugginiti e un bel buco sulla pelle, abbastanza grande da farci passare comodamente una bic. Nella mia testa i pensieri erano, nell'ordine: chiedere a qualcuno che ne sapesse un po' di percussioni che mi consigliasse qualcuno di onesto e bravo che riparasse il mio tesoro rinvenuto; cercare un corso di percussioni dal prezzo più che abbordabile, magari neppure troppo lontano da casa (al tempo abitavo a San Mauro Torinese). Non ero ancora arrivata alla fantasia di girare il mondo con la mia congas rimessa a nuovo, ma già mi immaginavo al saggio di fine anno del corso. Di tutti i miei progetti ottimistici, nessuno è stato portato a termine. In compenso, la congas ha occupato il suo considerevole spazio nella mia stanza a casa dei miei, mi ha aspettata quasi un anno mentre ero in Francia, ha rischiato di subire un trasloco in Barriera di Milano e, infine, grazie alla pazienza esausta dei miei genitori, che non la volevano più tra i piedi, si è trasferita con me a Torino, in quella che ora è Casa Arcobaleno. Quando è arrivata a casa, era solo un po' più anzianotta di quando l'avevo trovata, ma ancora in buone condizioni. E così è rimasta ancora per due anni abbondanti nel suo angolino della veranda, a fare la sua parte di (inutile) elemento d'arredo. Finché, un giorno, su Radio2 parlano di un gruppo Facebook che mi illumina la giornata: Te lo regalo se vieni a prenderlo. Io capisco "io me ne libero e tu te lo vieni a prendere". Un concetto che permette la doppia interpretazione e che ho immediatamente adorato. Le tempistiche di pensiero-azione sono state molto più rapide rispetto alla volta precedente. e così ho fatto felici due persone: io non ho buttato via un oggetto ancora riparabile, ma di difficile smaltimento; un'altra persona ha avuto gratis quello che stava cercando. Viva la decrescita felice!